L’ umiltà, una volta virtù cardinale, ha perso la sua attrattiva nelle nostre menti. Forse rinvia inconsciamente all’umiliazione, con la quale condivide una radice comune: humus, terra. Essere umili significherebbe dunque abbassarsi, rimanere a terra, piegare la schiena: insomma, nulla di particolarmente attraente.
Perché interrogarsi oggi su tale concetto, e che cosa può insegnarci sul piano della pratica etica? In realtà, può trasformare in maniera estremamente benefica il nostro rapporto con noi stessi e con gli altri. Cominciamo ad affrontare l’argomento con una domanda un po’ brusca: chi sono io?
Così egli aveva un duplice modo di pensare: uno con il quale agiva da re, l’altro con cui riconosceva qual era il suo vero stato, conscio che soltanto per un caso era al posto in cui si trovava. (…) Era con il primo che si rivolgeva al popolo, mentre con quest’ultimo si rivolgeva a se stesso. Pascal
L’umiltà è la forma più completa della conoscenza di sé, che presuppone una percezione chiara e lucida di ciò che realmente siamo, e del posto che occupiamo nel mondo. Si tratta di posare su di sé uno sguardo neutro e distaccato: l’umiltà, è anche la capacità di osservarsi con humour.
Come ogni carattere onnipresente e pervasivo, l’orgoglio consustanziale è difficile da localizzare. È tuttavia possibile identificarlo attraverso un certo numero di caratteristiche. Queste caratteristiche sono più o meno marcate a seconda delle persone, ma nessuno ne è completamente privo. Basta penetrare in se stessi per rintracciarvi, sotto forme a volte oscure, a volte sottili o indirette, forti tendenze che si esprimono più o meno apertamente in funzione delle diverse situazioni.
«Stranamente, ci si sente con il cuore estremamente leggero, una volta che si accetta di buon grado la propria incompetenza.» (William James, Compendio di psicologia)
Perché essere umili? Se l’umiltà consiste nel resistere alla pressione potente dell’orgoglio, tutto ciò richiede necessariamente uno sforzo. E come ogni sforzo, necessita di una giustificazione: dopo tutto, se l’illusione di un ego sovradimensionato fa parte della mia natura costituzionale, e fintanto che questa rimane entro limiti ragionevoli, perché cercare di farla sparire, supponendo che ciò sia possibile?
Umile è colui che non giudica, non critica, non si vanta, non disprezza, non si esalta, non cerca la propria gloria, non si mette in vista, riconosce e accetta i propri limiti e non vuole primeggiare né dentro di sé né fuori di sé. È modesto, privo di superbia, non si ritiene migliore o più importante degli altri e il suo comportamento è improntato alla consapevolezza dei propri limiti e al distacco da ogni forma di orgoglio e sicurezza eccessiva.
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